Gli Ori di Oplontis

Gioielli romani dal suburbio pompeiano

Oplontis (talora indicata come Oplonti) era una città romana o una zona suburbana della vicina Pompei, corrispondente all’attuale Torre Annunziata, in Campania, sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Nella zona sono stati eseguiti degli scavi archeologici che dal 1997 sono entrati insieme a quelli di Pompei ed Ercolano nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. (fonte: Wikipedia)

Come si può leggere sul sito della Soprintendenza Speciale per i Beni archeologici di Napoli e Pompei, durante gli scavi degli anni ’80 sono stati ritrovati monili e gioielli conservati in una cassa di legno o indossati da persone morte durante l’eruzione del Vesuvio. Questi gioielli e monili consistono in orecchini, collane, braccialetti e anelli sia d’oro che d’argento, spesso decorati con gemme.

 

L’importanza dell’aspetto gemmologico delle antiche gemme, pervenute fino ai giorni nostri, è stata spesso, negli anni passati, trascurata o affrontata in modo poco razionale. Si riporta qui un lavoro di analisi effetuato sulle gemme ritrovate ad Oplontis. In questo lavoro sugli Ori di Oplontis vengono presi in considerazione: paste vitree, granati, calcedoni, cromo-calcedoni, smeraldi e perle.

Tra le gemme di Oplontis, le varietà che rivestono maggiore importanza, sotto il profilo gemmologico, sono senz’altro lo smeraldo (berillo) ed il cromo-calcedoni. Le analisi gemmologiche di primo livello condotte sugli smeraldi fanno pensare che provengano da una stessa miniera. In riferimento alla varietà verde di calcedonio, con una percentuale di cromo (dette plasma, smeraldo-plasma, radice di smeraldo, prasio, crisoprasio, diaspro verde, quarzite verde, eliotropio) delle gemme di Oplontis, ci troviamo di fronte a plasma, prasio o cromo-calcedonio.